Quando decidi di vendere un immobile, è fondamentale conoscerne tutte le implicazioni fiscali. Tra queste, la plusvalenza immobiliare è una delle più rilevanti e spesso sottovalutate. Si tratta del guadagno ottenuto vendendo un immobile a un prezzo superiore rispetto a quello d’acquisto.
In alcuni casi specifici, questa differenza positiva viene considerata dal Fisco come un reddito tassabile. In questo articolo ti spieghiamo quando la plusvalenza è soggetta a tassazione, come si calcola e quali sono i casi in cui è possibile evitarla.
La plusvalenza è la differenza positiva tra il prezzo di vendita di un immobile e il suo prezzo di acquisto, al netto di eventuali spese deducibili.
💡 Esempio pratico: se acquisti una casa a 100.000 euro e la rivendi a 150.000 euro, hai ottenuto una plusvalenza di 50.000 euro. Questo guadagno, in alcuni casi, è soggetto a tassazione.
La tassazione della plusvalenza si applica solo in determinate condizioni. In particolare, il guadagno è tassabile se:
Rivendi l’immobile prima dei 5 anni dall’acquisto
Non lo hai usato come abitazione principale (tua o di un familiare) per la maggior parte del tempo tra acquisto e vendita
Non lo hai ricevuto per successione
In questi casi, il Fisco considera la vendita come un’operazione a finalità speculativa, e quindi la plusvalenza rappresenta un reddito imponibile.
Esistono però delle eccezioni importanti. La tassazione non si applica se:
Hai ricevuto l’immobile in eredità
È stato la tua abitazione principale (o di un familiare) per gran parte del periodo di possesso
Sono trascorsi più di 5 anni dall’acquisto al momento della vendita
💡 Attenzione: se hai ricevuto l’immobile in donazione, la tassazione si calcola in base alla data e al valore di acquisto del donatore. Di conseguenza, anche in presenza di una donazione, potrebbe essere necessario pagare la plusvalenza.
Il calcolo della plusvalenza si basa su questa formula: Prezzo di vendita – Prezzo di acquisto – Spese deducibili = Plusvalenza
Tra le spese deducibili rientrano:
Spese notarili sostenute all’acquisto
Imposte e tasse di registro
Costi documentati per lavori di ristrutturazione straordinaria
Una volta determinato il valore, puoi scegliere come versare la tassazione:
Imposta sostitutiva fissa del 26%, da versare al momento del rogito. Il notaio la calcola e la inserisce direttamente nell’atto
Aliquota IRPEF, dichiarando la plusvalenza nei redditi dell’anno sotto la voce “altri redditi”. In questo caso, l’imposta si calcola in base al tuo scaglione IRPEF
Una recente sentenza della Corte di Cassazione (maggio 2025) ha chiarito che:
”Se vendi un immobile entro cinque anni e non lo hai abitato, la plusvalenza è tassabile. A prescindere dalla tua reale intenzione.”
Questo significa che non è rilevante se volevi o meno ottenere un guadagno. La legge considera speculativa ogni vendita infra-quinquennale se l’immobile non è stato adibito ad abitazione principale.
Prima di procedere con la vendita di un immobile, è utile fare alcune verifiche per evitare di incorrere in tassazioni impreviste:
Vendere un immobile comporta più di una semplice trattativa: serve consapevolezza, strategia e conoscenza delle normative.
Se hai il dubbio di rientrare nei casi in cui si paga la plusvalenza, oppure vuoi conoscere strategie per ottimizzare la vendita del tuo immobile, è fondamentale affidarti a professionisti in grado di guidarti con chiarezza e competenza.
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